MANIFESTO DELLA RETROGUARDIA
Soglia del terzo millennio. È tempo di “retroguardia”. Der kimmende Gott, il dio venturo, il dio che apre la strada del futuro, viene “guardando all’indietro”. Lo ha detto Holderlin.
La “retroguardia” – etimo e ruolo lo attestano – “guardando indietro” avanza “insieme” al fronte di prima linea, del quale è parte; viene “dopo” solo per collocazione all’interno del fronte, come parte consolidante, come roccaforte, ma senza intervalli spazio-temporali.
La “retroguardia” è anche significativamente, “riserva d’attacco” come nelle marine veliche di un tempo: luce verde di poppa, complementare alla rossa di prua, di un battello in missione che solca veloce il mare, nella notte.
La “retroguardia” si ispira ad un apocrifo suggestivo, mai pubblicato, riferito ad Antoine de Saint-Exupery, e alla figura emblematica e rivelatrice del protagonista del racconto: “La leggenda del mitragliere di coda”.
Ogni militante di “retroguardia” è un mitragliere di coda.
La “retroguardia” viene “dopo” la penetrazione delle Avanguardie, le ricognizioni della Transavanguardia, le incursioni Neoavanguardie trascorse; perciò la “retroguardia” è l’attualità; è adesso. La retroguardia è dunque “retro” in quanto verso della stessa medaglia il cui recto è l’avanguardia e le sue estensioni; o, analogamente, l’onda retrograda che monta fra i medesimi frangenti e le spume dell’onda progressiva, entrambe parti dello stesso ed unico fronte d’onda.
La retroguardia è perciò futurista e non passatista.
Lo è sempre stata, per etimo e ruolo, anche se il concetto può apparire inedito (forse anche polemico, provocatorio, ironico; sarebbe motivo di compiacimento) a causa dell’uso, improprio nel traslato, che si è fatto e si fa del termine retroguardia come sinonimo di regressivo, retrogrado, retrospettivo. La “retroguardia” è agli antipodi del retrò e dell’epigonismo, in quanto marcia al passo con Avanguardie, Transavanguardie e Neoavanguardie prima di succedere a tutte, riassorbendole.
La “retroguardia”, come il dio venturo, marcia in avanti “guardando indietro”; l’atto “guardare” comporta vigilanza e protezione, insieme, delle conquiste fatte (storia, memoria) e delle posizioni da consolidare (futuro, progetto); la retroguardia “guarda le spalle” al divenire, chiamando a raccolta e sostegno il passato, ben attenta a distinguere fra reduci e dispersi gloriosi e insidiosi infiltrati; la “retroguardia” inoltre perlustra
aree non battute, vaglia le alternative di percorso, recupera quanto è “tagliato fuori”, opera sui “resti”. La “retroguardia” valuta, in tempo reale, la vera portata del primo intervento del fronte artistico che essa sostiene, “avan-trans-neoavanguardistico”.
La retroguardia è la memoria del futuro.
La “retroguardia” è il Figliol prodigo di De Chirico, a ruoli invertiti fra il manichino metafisico e la statua classica.
La “retroguardia” difende l’artisticità e ne riconosce i valori, fra moderno e contemporaneo, senza misconoscere alcun medium espressivo, purché “intenzionato”.
La “retroguardia” rende gli onori a tutto il fronte della modernità, e ai condottieri di ali contrapposte del suo schieramento, da De Chirico a Duchamp, ma riconsegna al loro ruolo sia le truppe dechirichiane che quelle duchampiste, pronta invece a promuovere stratega sul campo figure con Anselm Kiefer e il suo immaginario post bellico, apocalittico; perciò, anche testualmente, iconograficamente, di retroguardia.
L’azione della “retroguardia” è concettualmente il piano pregresso di un’azione volta al futuro: non “regredisce” nella “critica della modernità” né cavalca al volo le traiettorie dei bengala, brevi per luce e gittata, delle mille neoavanguardie della contemporaneità.
La “retroguardia” si riconosce, per protagonista, nella “storia” dell’arte contemporanea.
La “retroguardia” è “critica” della storia dell’arte contemporanea.
Ogni stratega di “retroguardia” è stato, o è, ed è perché è stato, militante d’avanguardia; la retroguardia è perciò consumata esperienza d’avanguardia; ogni artista d’avanguardia è retroguardia di se stesso. La “retroguardia” non prevede limiti d’età ma solo stati di servizio: è perciò preclusa ai graduati “accademici”, ai decorati dell’avanguardia da parata, e ai cadetti che unicamente sfilano in rivista.
Ora Gianni Bertini, come un antico alfiere, leva alte, a futura memoria di un futuro memoria di un futuro di memorie, le insegne del proprio plotone “spazialista” d’avanguardia, declinando le sue generalità storiche d’artista, ma dispiega – insieme – la nuova bandiera della “retroguardia artistica del XXI secolo” riconoscendosi nei contenuti di questo manifesto che, per essere di “retroguardia” più che una “dichiarazione programmatica di intenti”, propria dell’avanguardia, è una “esposizione di orientamenti pregressi” volti al futuro.
Un futuro di “retroguardia” che si avventura in testa, oltre il confine del XX secolo, chiamando a raccolta chi, con i crediti per farlo, si riconosca in questa bandiera.
Bertini, alfiere di “retroguardia” in avanscoperta, apre il percorso ora in acidi e corrosivi scenari di “guerra” fra immagini; attuali o evocate: citate impresse inventate, figurali astraenti neodadaizzanti, organiche meccaniche decorative; tutte collassate; tutte spettralmente immote in un’atmosfera senz’aria. “Naufragi” come li definisce, di neri natanti bellici, bagnanti “hard-core” (letteralmente, nel significato originario: “il militante più forte, fedele fino alla morte”; curiosa coincidenza) stendardi cromatici pop, e di tutto il resto, fino alla “pittura” stessa; deliberatamente: dopo i marosi avan-trans-neoavanguardistici”, e dopo ancora, quando tutto e nulla sono, indifferentemente, la ragione del volontario naufragio. Ma Bertini, alfiere di “retroguardia”, ora perlustra lo specchio di mare del naufragio suscitando affascinanti relitti, in grado di ricostituire, riemersi all’attualità come fantasmi del profondo, una “forza di retroguardia” in avanguardia, una “riserva d’attacco” in avanzata sulla quale, fendendo il cielo alto delle tele, rombano sagome aeree schierate a difesa.
Nere e tranquille. Il “mitragliere di coda” è al suo posto.
Arruolamenti in corso.
Adriano Baccilieri
in La Retroguardia, catalogo della mostra, Galleria del Naviglio, Milano 1997