Nel febbraio 1952 il primo manifesto nucleare affermava la nostra volontà di voler combattere ogni concessione a qualunque sorta di accademismo. Così si esprimeva la nostra rivolta contro il dominio dell’angolo retto, dell’ingranaggio, della macchina, contro l’astrazione fredda e geometrica.
Da allora abbiamo proseguito nella sperimentazione di ogni possibile risorsa tecnica, dall’automatismo «tachiste» o oggettivo a quello soggettivo, al grafismo, alla «action painting», al gesto, al calligrafismo, alle emulsioni, frottages, polimaterismo, sino alle acque pesanti di Baj e Bertini (1957). Alle sperimentazioni tecniche si accompagnarono, per vicendevoli suggestioni, nuovi linguaggi: dagli spazi immaginari (cfr. Pierre Restany), e «stati della materia» del 1951 (Baj e Dangelo), alle «prefigurazioni» del 1953 (Baj, Dangelo, Colombo e Mariani) alle «Nuove flore» (Dangelo) e «personaggi, animali e favole» (Baj e Jorn) del 1956, sino alle «situazioni atomizzate» del 1957 (Baj e Pomodoro).
Ma ogni invenzione rischia ora di divenire oggetto di ripetizioni stereotipe a puro carattere mercantile: è quindi urgente intraprendere una vigorosa azione anti-stilistica per un’arte che sia sempre «autre» (cfr. Michel Tapiè).
«De Stijl» è morto e sepolto ed è al suo contrario l’antistile – che spetta ora di abbattere le ultime barriere della convenzione e del luogo comune, le ultime che la stupidità ufficiale possa ancora opporre alla definitiva liberazione dell’arte.
Già l’impressionismo liberò la pittura dai soggetti convenzionali; cubismo e futurismo a loro volta tolsero l’imperativo dell’imitazione oggettiva e venne poi l’astrazione per dissipare ogni residua ombra di illusoria necessità di rappresentazione. L’ultimo anello di questa catena sta per essere oggi distrutto: noi nucleari denunciamo oggi l’ultima delle convenzioni – lo stile.
Noi ammettiamo come ultime possibili forme di stilizzazione le «proposizioni monocrome» di Yves Klein (1956-1957): dopo di ciò non resta che la «tabula rasa» o i rotoli di tappezzeria di Capogrossi. Tappezzieri o pittori: bisogna scegliere. Pittori di una visione sempre nuova e irripetibile, per i quali la tela è ogni volta la scena mutevole di una imprevedibile “commedia dell’arte”.
Noi affermiamo l’irripetibilità dell’opera d’arte: e che l’essenza della stessa si ponga come «presenza modificante» in un mondo che non necessita più di rappresentazioni celebrative ma di presenze.
Firmatari:
Arman, Enrico Baj, Bemporad, Gianni Bertini, Jacques Colonne, Stanley Chapmans, Mario Colucci, Dangelo, Enrico De Miceli, Reinhout D’Haese, Wout Hoeboer, Hundertwasser, Yves Klein, Theodore Koenig, Piero Manzoni, Nando, Joseph Noiret, Arnaldo Pomodoro, Giò Pomodoro, Pierre Restany, Saura, Ettore Sordini, Serge Vandercam, Angelo Verga.