La mostra che apre durante la notte delle arti contemporanee è un focus particolare sulla figura di Gianni Bertini e analizza attraverso opere che vanno dal 1949 al nuovo Millennio il tema del tempo come costante della sua produzione. Così se da un lato il tempo è la struttura ritmica portante di ogni composizione, dall’altra il testo in catalogo, dello stesso curatore, evidenzia come Bertini abbia percorso e anticipato ogni movimento artistico dalla fine degli anni 40 (Mac, Nucleare, Informale) uscendone prima che dive
ntasse per lui esercizio di stile: “È irrequieto Bertini, o forse sente battere il tempo, è figlio del Futurismo e attraversa dunque correndo tutti i movimenti di punta dell’arte europea, abbandonandoli quando diventano scuola. Ama il gesto ampio, irruente, quello che crea ma sa distruggere, e l’iperuranio delle idee dove lettere e numeri se ne stanno da soli in pace, senza dovere rispondere all’impaginato squallido della logica”. Così pare di sentire il ritmo di bielle pistoni ingranaggi con cui asseconda la forza gestuale delle composizioni informali, e il fruscio delle pagine di quei giornali dalle cui immagini assembla rapido le opere con cui dà il via alla pop art italiana.